A distanza di mesi si continua a parlare del Piano gestionale di controllo del daino nella Foresta Demaniale. Un argomento su cui si è dibattuto a lungo e che sembra esser entrato nel cuore di molti. Animalisti e non, si sono, da subito, movimentati per dimostrare la loro indignazione di fronte alla decisione dell’Ente Parco. A ben poco, sono servite le spiegazioni e le metodologie applicate, anche il pubblico del web si è dimostrato intransigente. Una vicenda che ha riscosso talmente tanta visibilità da arrivare fino al Tg satirico “Striscia La Notizia” che, lo scorso gennaio, ha visto l’inviato Jimmy Ghione varcare proprio le soglie del Parco del Circeo.
Che impatto ha l’aumento della popolazione daino all’interno della foresta?
La biodiversità della Foresta Demaniale del Parco Nazionale del Circeo è in pericolo: i recenti monitoraggi confermano una situazione allarmante che necessita di interventi urgenti per la salute e la conservazione dell’intero ecosistema. Attualmente, la popolazione di daino ha raggiunto una densità di popolazione molto elevata tale da determinare importanti danni al soprassuolo boschivo e alla rinnovazione forestale. Secondo l’ultima stima complessiva realizzata quest’anno la consistenza dei daini all’interno della Foresta demaniale è pari a 1767 con un aumento del 39% della popolazione rispetto a 5 anni fa. Tutto ciò comporta un elevato pascolo con conseguente riduzione nella ricchezza delle comunità biologiche ed una perdita della qualità dell’habitat che può portare anche a diffuse estinzioni a scala locale di specie vegetali di pregio. Gli effetti negativi si ripercuotono, ovviamente, su tutto l’ecosistema, mettendo a rischio varie specie native.
La soluzione dell’Ente Parco: ridurre la densità della popolazione di daino senza ricorrere a soluzioni cruente
Tutto ciò rende quindi necessario e urgente l’intervento dell’Ente Parco la cui priorità è proprio la tutela della biodiversità. L’Ente Parco, come spiegato nella nota, darà priorità alle soluzioni non cruente, quali la traslocazione dei capi sterilizzati in recinti a scopo ornamentale (cosiddette “adozioni”) o la traslocazione dei capi all’interno di recinti in aziende agri-turistico-venatorie. Se ciò non dovesse essere sufficiente a raggiungere gli obiettivi condivisi anche con il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e la Regione Lazio, l’Ente Parco metterà in atto anche altre soluzioni – che seppure sembrino più drastiche – sono, peraltro, già messe in campo in altre Aree Protette per la gestione degli squilibri ecologici causati da elevate densità di alcune specie. Prossimamente saranno pubblicati i bandi per l’attuazione delle diverse attività.