Il baby campione di atletica investito e ucciso quattro anni fa sulla Litoranea, a Latina, mentre era in bicicletta, svoltò all’improvviso e per questa ragione è stato ritenuto non responsabile di omicidio stradale l’automobilista che lo travolse. Questa infatti la principale motivazione che ha portato il giudice per l’udienza preliminare Mario La Rosa ad assolvere Tarsem Lal, 63 anni, di nazionalità indiana, residente a Sabaudia, alla guida della Nissan Micra che investì Matvei Dubovikov, 13 anni, di origine russa.
Il dramma
Il ragazzino viveva nel complesso di Villa Fogliano, essendo la madre la compagna di un forestale. Attorno alle 17 del 14 maggio 2015, una domenica pomeriggio, mentre in sella alla sua mountain bike si stava recando a trovare un amichetto sulla Litoranea, tra Fogliano e Borgo Grappa, il minore venne investito da Tarsem Lal. Il ragazzino venne colpito dall’auto che viaggiava in senso opposto mentre svoltava per entrare a casa dell’amichetto e per lui non ci fu nulla da fare. Lal venne così indagato con l’accusa di omicidio stradale aggravato.
Il processo
Giunto il momento del processo, per il 63enne il pubblico ministero Simona Gentile aveva chiesto la condanna a un anno di reclusione, caldeggiata dall’avvocato Giuseppe Napoleone, legale di parte civile dei familiari della vittima. I difensori dell’imputato, gli avvocati Francesco Pietricola, Marcello Montalto e Pietro De Angelis, avevano invece sostenuto che il minore aveva svoltato all’improvviso, senza segnalare in alcun modo la manovra, e che per l’automobilista era stato impossibile evitare l’impatto, evidenziando anche che tale ricostruzione era stata confermata da un testimone.
Le motivazioni della sentenza
Spiegazioni che, come emerge ora dalle motivazioni della sentenza appena depositate, hanno convinto completamente il giudice. La svolta improvvisa, secondo il gup La Rosa, esclude “la prevedibilità dell’evento, dovendosi rilevare come il ciclista abbia svoltato senza alcun previo segnale con il braccio, come di norma avviene”. Il particolare che sull’asfalto non vi fossero segni di frenata, sempre per il magistrato, supporta inoltre tale tesi, dimostrando come “la virata a sinistra è stata improvvisa e repentina”. Per il giudice dunque l’imputato, “con tutta evidenza, non ha avuto il tempo utile per evitare l’impatto”.
Il consulente tecnico Carlo Medici
Il consulente tecnico nominato dalla Procura, Carlo Medici, aveva appurato che il 63enne viaggiava a una velocità inferiore ai 60 km/h, come previsto su quella pericolosa strada, ma aveva però sostenuto che una velocità inferiore avrebbe evitato il dramma. E neppure questo per il giudice può essere ritenuto sufficiente a ritenere responsabile il 63enne del dramma: “Si tratta di una mera enunciazione di principio non supportata da elementi fattuali a conforto”.
