Altro che Coronavirus e pandemia. C’è un altro ‘virus’ che circola sui social più veloce delle fake news. Colpisce la testa e crea l’illusione di sapere. Si chiama tuttologia. Gli effetti? Arroganza, saccenza e presunzione.
La competenza vera diventa così un dettaglio trascurabile. Colui che è affetto da tuttologia digitale, parla (anzi scrive) senza alcuna preparazione. Affronta argomenti di geopolitica, giornalismo, economia globale, ingegneria, finanza, architettura, giurisprudenza e persino medicina, addentrandosi addirittura nelle varie specializzazioni, con la stessa sicurezza con cui ordina un caffè. E a quanto pare convince. Convince con la stessa tattica dei truffatori. Essere incantatori di serpenti e parlare del sesso degli angeli è arte, mica pizza e fichi.
Pensate che nel 2024, secondo Agcom, il 62% degli italiani si è informato prevalentemente sui social. Ma solo una minima parte ha verificato fonti, confrontato dati o cercato conferme. Il resto si è affidato all’opinione che suona meglio o urla più forte. E così la competenza diventa un ostacolo, troppo complessa, lenta e addirittura scomoda.
La Polizia Postale ha segnalato un’escalation di account che diffondono “informazioni falsate in modo sistematico, sotto le mentite spoglie di divulgazione”. Il sapere viene appiattito e l’autorevolezza delegittimata. Non conta più chi parla, ma quanto engagement genera. In un mondo dominato da like, commenti e condivisioni, l’opinione più virale vale più di quella più competente.
Alcune scuole stanno provando a reagire con progetti di alfabetizzazione digitale. Ma il problema è culturale e profondo. Perché in un mondo dove chiunque è esperto di tutto, nessuno si fida più di nessuno. E senza fiducia nella conoscenza, la democrazia stessa traballa.
Non è solo un problema di informazione, è una questione di civiltà e alfabetizzazione digitale e soprattutto scolastica.
Serve allora un cambio di rotta deciso. Educare al dubbio, al pensiero critico e alla lentezza della comprensione, restituendo così valore alla competenza e alla conoscenza autentica. Solo così potremo immunizzarci da questo ‘virus’ che, più della disinformazione, mina le basi del vivere civile.





